Il divario di genere e la qualità della vita

Il divario di genere e la qualità della vita

Proseguiamo in questo articolo con l’intervista a Edi Govoni, consulente Web Marketing strategico e Lia La Barbera, Avvocata specializzata in diritto commerciale. Nella prima parte parlavamo del perché conviene a tutti arrivare ad una parità di genere reale e concreta, e delle ricadute positive sui diversi aspetti economici e sociali che ciò implicherebbe.
Infatti, se sappiamo che, almeno sotto il profilo della legge, uomini e donne sono uguali, in realtà sono molti gli indicatori che ci rivelano quanto ci sia ancora da lavorare perché ciò che è scritto sulla carta si traduca in azioni concrete.

Il punto sulla violenza di genere

Sara: Continuiamo con un argomento sempre molto attuale purtroppo, ovvero quello relativo alla violenza di genere.
Secondo le indagini Istat che indagano i meccanismi delle dinamiche che portano alle azioni violente contro le donne, le ragioni per cui “alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne e mogli”, il 77,7% degli intervistati risponde: perché le donne sono considerate oggetti di proprietà (e sorprendentemente un 84,9 % di queste risposte sono date da donne)
Ancora, il 75,5% dice che è “perché gli uomini fanno abuso di sostanze stupefacenti e alcol”; il 75% afferma che sia dovuto al “bisogno degli uomini di sentirsi superiori alla propria compagna o moglie”. E infine, altra spiegazione riguarda la “difficoltà di alcuni uomini a gestire la rabbia” (70,6% degli intervistati).
Questo ci dice come ancora oggi sia difficile vedersi riconosciute vittima di violenza domestica se non quando la situazione è già fortemente critica.

 

Lia: Abbiamo visto come la normazione sia ancora molto recente, e parlo in particolare della legge sulla violenza sessuale che tutela l’identità della persona (e non più la moralità pubblica), ma poi la giurisprudenza ha faticato ad inquadrare in maniera univoca quale potesse essere il momento perfezionativo del reato.
Questo ci porta a constatare che il gap culturale è ancora aperto oggi, un gap in cui l’uomo viene considerato come “padrone” della famiglia. Gli uomini oggi – e basta leggere le statistiche che hai citato tu prima – si sentono ancora giustificati nelle loro azioni perché non c’è un pensiero univoco di base in cui si puniscono questi reati in maniera decisa.
E lo dico come pensiero personale, ho notato che spesso c’è il timore di adottare un atteggiamento di denuncia più severa da parte delle donne per paura di non essere poi tutelate.

 

Sara: concludo citando di nuovo questo lo studio Istat del 2019 in cui si dice che persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% degli intervistati afferma che la donna può sottrarsi al rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Il 15,1% è convinto che una donna subisce violenza sessuale perché ubriaca o sotto l’effetto di stupefacenti, e in questo caso la donna è equamente responsabile della violenza subita del suo carnefice.

 

Che differenze ci sono nei salari?

Sara: Ma andiamo assieme a Edi Govoni a riflettere ancora su alcuni aspetti della differenza di trattamento economico tra uomini e donne nel mondo del lavoro. E consideriamo il gap salariale secondo cui una donna a parità di mansioni di un uomo guadagna mediamente il 27% in meno di un uomo. Questo si riflette di conseguenza su una retribuzione pensionistica più bassa. Ma se pensiamo che la vita media delle donne è più lunga (85 anni le donne, 82 gli uomini), allora è facile capire che le donne vivono di più ma con maggiori problemi di salute nell’ultima parte della vita. Ciò comporta una maggiore necessità di cura che inciderà maggiormente sui costi sostenuti. La pensione di invalidità oggi mediamente arriva a quasi 600 euro al mese, mentre una struttura sanitaria specializzata, per esempio, per la cura dell’alzheimer, costa mediamente 3.000 euro al mese.
Questo gap così importante va pianificato nel corso della vita, perché i nostri risparmi siano sufficienti.

 

Edi: Tornando alle percentuali Istat di cui si parlava prima, possiamo esemplificare questa situazione con l’idea che in anno solare uomini e donne, pur lavorando allo stesso modo in termini di ruolo, guadagnino in modo diverso – è come se la donna cominciasse a guadagnare realmente alla fine di febbraio (quasi due mesi gratis!).
Secondo un’altra indagine, uomini e donne intervistati sul grado di soddisfazione della qualità della propria vita, hanno risposto in termini simili: in una scala da 1 a 10, entrambi hanno risposto 7.
Ma se consideriamo invece gli svantaggi e il gap tra uomini e donne che abbiamo evidenziato fin qui, potremmo concludere che in realtà le donne non hanno la piena consapevolezza del divario reale tra i generi.

 

Lia: L’esempio più eclatante per me è vedere che certe donne, pur avendo grandi capacità, nei ruoli apicali spesso non riescono ad emergere. È vero che oggi noi abbiamo in Italia una manciata di Rettrici universitarie, però si tratta di eccezioni… il fatto di riuscire a ricoprire così raramente un ruolo importante in ambito lavorativo significa che la parità vera è rimasto ancora sulla carta.
Ed è la cultura che ancora deve progredire in questa direzione. C’è bisogno di lavorare nel micro, nella mentalità e nelle scelte di tutti noi, per arrivare al macro e dunque al vero cambiamento.

 

Se hai bisogno di confrontarti con me o fissare una consulenza, usa il modulo di prenotazione che trovi qui sotto.

 

Se ti è piaciuto l’articolo condividilo sui social con i bottoni qui sotto oppure compila il form per rimanere sempre aggiornato

Facebook
LinkedIn
Email
WhatsApp
Telegram

Ti potrebbe interessare anche...

Prenota un appuntamento