Tutti i numeri del gap di genere

Tutti i numeri del Gap di genere

I numeri dicono sempre la verità, e quando rileggo il report dell’Istat che ci racconta come si sono evolute la famiglia, le reti familiari, i percorsi lavorativi e di vita, non posso fare a meno di riflettere sulla situazione fotografata ed in particolare sulla situazione della donna nella nostra società.
Se la osserviamo dall’alto, “l’evoluzione demografica italiana è caratterizzata da una persistente bassa natalità e da una vita sempre più lunga. Gli attuali squilibri strutturali trovano le loro radici nelle profonde trasformazioni demografiche e sociali del secolo scorso” ci dice l’Istat – ma senz’altro, aggiungo io, gli squilibri riguardano in particolare la situazione delle donne, che ancora oggi faticano a recuperare terreno in molti ambiti della vita.
Vediamoli insieme.

 

Tutti i numeri del gap di genere: qualche numero significativo

Se nasci donna in Italia la tua vita incontrerà statisticamente situazioni che tu vivrai come personali, ma che invece sono comuni a tante persone del tuo stesso genere.

Lo sostiene ISTAT nel report 2020 e queste situazioni largamente diffuse sono:

 

  • Nella prima adolescenza la tua famiglia non ti insegnerà a risparmiare, ma a chiedere se hai bisogno di denaro (solo il 42% delle ragazze riceve una paghetta settimanale regolare). Lo attesta una ricerca interna di Unicredit sull’intestazione dei suoi conti a minori, che sono prevalentemente intestati a maschi.
  • A scuola sarai tendenzialmente più performante nei tuoi risultati scolastici dei compagni di studi maschi. Nel 2018 il 57,1% dei laureati italiani è donna; il 59,3% degli iscritti ai dottorati di ricerca è donna.
  • Già nelle prime scelte di lavoro compirai scelte di prossimità per conciliare il lavoro e la vita personale; questo ti penalizzerà nelle tue scelte di carriera futura.
  • È più probabile che la tua azienda proponga il part-time a te che ad un collega maschio: il 98% degli incarichi part-time vengono proposti a donne, spesso non sono nemmeno richiesti dalle lavoratrici – ma subiti: secondo di dati Istat il 19,5% non l’avevano chiesto. Il part time comunque interessa circa la metà delle lavoratrici.
  • Dagli ultimi due punti si genera quella che viene definita “disparità salariale”, che non è una disparità contrattuale ma una disparità di fatto: in media le donne guadagnano il 27% in meno di un uomo.
  • Inoltre il lavoro svolto tra le mura di casa, oltre a non essere retribuito continua ad essere a carico delle donne che svolgono il 76,2% delle ore totali dedicate a questa attività. La fonte di questo dato è l’Organizzaznione mondiale del lavoro che nel report 2018 svolge un’indagine in 64 stati, si stima che ogni giornoi 16,4 milialrdi di ore siano dedicati ai lavori di casa.
    Se questi servizi fossero valutati sulla base di un salario minimo orario, il PIL mondiale aumenterebbe di 11 mila milialrdi di dollari. Il lavoro di cura gratuito rimane però un lavoro invisibile dal punto di vista economico sul quale nessuno stato raccoglie dati sistemici.
    Le economiste Francesca Francavilla e Gianna Claudia Giannelli stimano che il lavoro tra le mura domestiche in Italia corrisponda al 5% del PIL.
  • Tra i 30 e i 50 anni ti dovrai occupare dei tuoi genitori anziani, il 76% dei care-giver sono donne appartenenti al nucleo familiare che richiedono aspettative o orari di lavoro ridotti, per le nuove esigenze di cura degli anziani non più autosufficienti della famiglia. Quest’esigenza, se dal punto di vista umano, la vivi come personale, sappi che attiene invece ad una organizzazione sociale carente che non prevede sufficienti strutture pubbliche e/o private in grado di ricoprire il ruolo di sostegno a questa parte di popolazione che sono gli anziani non autosufficienti.
  • Stessa cosa se scegli di fare famiglia e diventare madre: una donna su cinque non torna al lavoro dopo la prima maternità fino a che il figlio non entra in età scolare o pre-scolare ( 4/6 anni ) a causa dell’assenza di efficienti servizi all’infanzia.
  • Queste interruzioni o assenze dal mondo del lavoro ti rendono sempre più difficile il reinserimento e creano dei buchi contributivi alla tua futura pensione, portandoti ad avere retrocessioni più basse.
  • Il mercato del lavoro nell’epoca covid ha dimostrato che su 101mila nuovi disoccupati 99mila sono donne (dati ISTAT Febbraio 2021). Questo dimostra che il mercato del lavoro oggi sceglie di sacrificare le donne.
  • Come tutti i progetti personali o professionali, anche il progetto famiglia è a rischio fallimento ma sette donne su dieci, dopo una separazione sono a rischio povertà e chiedono un prestito a parenti o banche nel 90% dei casi. E comunque la quota di persone separate a rischio povertà è più alta per le donne del 24%.
  • Dal punto di vista bancario il solo fatto di essere donna, ti attribuisce un rating peggiore a parità di reddito, per una ragione statistica, le donne sono più povere e precarie degli uomini.
  • Ed infine, il “rischio longevità”: le donne vivono statisticamente 4 anni più degli uomini ma sono più soggette a malattie croniche e a non auto-sufficienza.

Stereotipi di genere

Ed ecco qualcuno degli stereotipi di genere evidenziati dall’indagine dell’Istat del 2020:

  • per l’uomo, più che per la donna, è importante avere successo sul lavoro;
  • l’uomo è meno adatto di occuparsi delle faccende domestiche delle donne (32,5%);
  • è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia (31,5%);
  • spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardo alla famiglia (27,9%).

E allora come tutelare il proprio futuro?

Dobbiamo insegnare alle nostre figlie a costruire personalmente le proprie certezze e i propri risparmi per prima cosa e da subito.
Inoltre è necessario imparare a compiere scelte che tutelino in primis la qualità della nostra vita sul lungo periodo con accantonamenti diversificati, è importante avere sempre a disposizione:
1 Un fondo emergenze che ci metta al riparo da piccoli imprevisti.
2 Prevedere piccoli accantonamenti ad integrazione della nostra pensione futura.
3 Prevedere protezioni assicurative che proteggano la qualità del nostro fine vita, e che permettano le cure adeguate.

Infine per costruire i tuoi progetti in sicurezza, o quando la tua vita cambia, prenota una consulenza gratuita.

 

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